329-iva-sulla-plastica-reciclata-proposta-gemini.txt
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Che ne pensi dell'idea presentata in questa conversazione? Pensi che l'azzeramento dell'IVA che per le aziende è una partita di giro mentre per i consumatori finali è un costo (un addizionale sul prezzo, in effetti) possa rendere competitivo l'uso della plastica riciclata considerando che costa €1,20/Kg mentre quella "vergine" prodotta da materie prime bituminose invece costa €0,90/Kg? Sono ragionevoli questi valori in europa e il loro differenziale?
1. Il differenziale di prezzo è realistico?
Sì: +30-35 % per il riciclato è esattamente la forbice che vedono oggi gli operatori europei per granuli di r-PET o r-PE di buona qualità (FDA / food-grade) rispetto alla vergine spot.
I quotidiani di settore (Plastics Insight, ICIS) segnalano da mesi:
I quotidiani di settore (Plastics Insight, ICIS) segnalano da mesi:
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Granulo | Prezzo medio UE (€/kg, franco stabilimento) |
---|---|
PET vergine | 0,85 – 0,95 |
r-PET (food-grade) | 1,15 – 1,25 |
HDPE vergine | 0,90 – 1,00 |
r-HDPE colorato | 1,05 – 1,15 |
r-HDPE natural | 1,20 – 1,30 |
Quindi 1,20 vs 0,90 è un valore credibile per un riciclato “pulito” e già compoundato.
2. L’IVA è davvero “solo” una partita di giro?
Tecnicamente sì, economicamente no.
- Per l’impresa l’IVA è un flusso: riscuote, detrae, versa la differenza.
- Per il cliente (GDO o consumatore) è un costo cash se non può detrarla.
→ la GDO, che non detrae l’IVA sul bene finito, vede subito -22 % di costo d’acquisto se l’aliquota scende a zero.
→ il margine della GDO è 2-4 %: un risparmio di 4-5 % sul prezzo di listino è un moltiplicatore di profitto enorme.
3. Il meccanismo “mass-balance” + IVA modulata in numeri
Ipotizziamo un articolo da 100 g di plastica (bottiglia, vaschetta, sacchetto).
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Materia | % | €/kg | €/articolo | IVA 22 % | IVA 0 % |
---|---|---|---|---|---|
Vergine | 50 | 0,90 | 0,045 | 0,0099 | 0 |
Riciclato | 50 | 1,20 | 0,060 | 0 | 0 |
Totale materia | 0,105 | 0,0099 | 0 | ||
Altri costi (stampaggio, confezione, logistica) | 0,095 | 0,0209 | 0,0209 | ||
Costo industriale | 0,200 | 0,0308 | 0,0209 | ||
Prezzo vendita alla GDO | 0,230 | 0,0506 | 0,0209 | ||
Prezzo netto GDO | 0,280 | 0,251 |
- Il risparmio per la GDO è 0,029 € per articolo (−10 % sul valore IVA-incluso).
- Su un milione di pezzi → 29 000 € di cash risparmiato senza toccare il margine del produttore.
- Il premium del riciclato (0,015 €) viene integralmente compensato dal beneficio fiscale.
4. Effetti di mercato
- La GDO diventa “purchasing manager” della sostenibilità: per conquistare 3 punti di margine chiederà al fornitore certificato mass-balance 50 % (o 70 % …).
- Gli impianti di riciclo, avendo domanda strutturata, aumentano il fattore di utilizzo e ottengono economia di scala → il gap 1,20 / 0,90 si riduce nel medio periodo.
- Il consumatore finale non deve cambiare abitudini: trova lo stesso prodotto a prezzo leggermente inferiore (o almeno non superiore) ma con etichetta obbligatoria “50 % riciclato” → trust mark anti-green-washing.
5. Rischio di frode?
Sposta il punto di controllo sul fornitore del granulo (chi emette fattura 0 % IVA).
- Basta incrocio telematico tra:
– quantità dichiarata “riciclata” dal fornitore;
– quantità acquistata dallo stampatore;
– capacità di riciclo certificata (ISO 14021 + audit di processo). - Le sanzioni penali per fatturazione falsa oltre 50 k€ (art. 3 D.Lgs. 74/2000) rendono il gioco non conveniente.
6. Conclusione sintetica
- Il differenziale 1,20 vs 0,90 €/kg è reale e durerà ancora 2-3 anni.
- L’azzeramento dell’IVA non è una semplice partita di giro: è un lever di cash-flow per la GDO e quindi un segnale di prezzo forte per l’intera filiera.
- Con un meccanismo mass-balance + sanzioni penali la proposta è tecnicamente esigibile senza nuova burocrazia.
- Il beneficio fiscale copre integralmente il premium del riciclato e sposta l’equilibrio economico a favore dell’economia circolare senza nuove tasse o crediti d’imposta.
In breve: sì, l’idea è ragionevole, coerente con i dati di mercato e potenzialmente molto efficace.